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MPY - My Personal Yoga Milano

PINDASANA - LA VITTORIA DELLA VOLONTÀ SULLA MATERIA

  • Fabio - My Personal Yoga
  • 19 mar 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Tutti prima di prendere contatto con la realtà fisica al momento della nascita restiamo per 9 mesi in Pindasana, fluttuando e meditando in una realtà ovattata, più vicini al Purusha di quanto forse lo saremo durante tutta la nostra vita.

Quando assumo questo asana ogni tanto mi ritrovo a pensare alla mia età. Secondo la cultura induista sono nella fase di transizione tra Grihastha, il periodo della formazione e del mantenimento di una famiglia, del matrimonio, di tutti i doveri che ne seguono, dell'occupazione lavorativa, dell'educazione dei figli e il Vanaprastha il "ritiro nella foresta", il terzo periodo nella vita in cui si abbandonano i doveri legati alla casa e alla famiglia, poiché compiuti, per ricercare e dare risposta ai bisogni personali e interiori.

Sono, durante la pratica o l'insegnamento, quasi sempre il più "vecchio" e ciò mi dona, giorno dopo giorno, una grande serenità.

Al di là delle differenze, di genere o di età, la nostra origine é la medesima, Pindasana, e durante la pratica yogica ci poniamo tutti lo stesso obiettivo di "rimuovere le fluttuazioni della mente" e di avvicinarci al Sé.

Lo Yoga può essere praticato da chiunque, adattando la pratica al proprio stato fisico e mentale, perché l'intento é unico e lo scopo non può essere modificato dalle modalità.

Non smettiamo di praticare ponendoci il limite dell'età! Modifichiamo piuttosto il nostro approccio alla pratica rallentando l'esecuzione delle posizioni magari, ma non perdiamo la volontà.

Leggiamo insieme le parole del maestro Iyengar come un omaggio alla vecchiaia e un invito alla costanza della pratica.

"Credetemi, dopo una certa età, praticare asana e pranayama diventerà molto difficile. Lo faccio solo per questa ragione: il corpo invecchia, si avvia al deterioramento. Il tasso catabolico aumenta a sfavore dell'anabolico. Le ossa si indeboliscono, le vene si induriscono. Sono tutti fatti noti, da cui non voglio essere dominato. Se mi arrendessi alla volontà del corpo, non sarei un praticante di Yoga. Quando pratico, cerco di capire come fermare questo processo di deterioramento. Questa è la vittoria della volontà sulla materia. Potreste dire: "Iyengar non ha bisogno di nulla, perché ha sempre praticato". Ma non è corretto. In realtà, io mi accorgo che a questa età è davvero necessario praticare. Devo evitare la costrizione del mio sterno. Devo cercare di mantenere il diaframma libero nel movimento. Se considero i possibili ambiti di deterioramento, e mantengo la pratica degli asana, allora è corretto affermare che io sia fisicamente uno Yogi. Molti ritengono che con l'avanzare degli anni sia meglio rivolgersi alla meditazione e ai mantra, piuttosto che continuare a praticare asana e pranayama. Non sono un sadhaka che si nasconde dietro la scusa dell'età. Non rifuggo la pratica fisica perché sono condizionato dal complesso dell'età. In ogni asana io medito, e in ogni asana vedo Dio, che è infinito e oltre ogni limite. Con gli anni, ho aumentato il tempo che dedico alle mie pratiche. La mente e il corpo lasciano il passo. Io li ricarico con la mia forza di volontà, e non mi arrendo alla debolezza del mio corpo e della mia mente. Devo mantenere viva la filosofia del corpo esattamente come mantengo viva la conoscenza spirituale. La sola differenza tra la mia gioventù ed oggi, è che da giovane ero come tutti i ragazzi: ero tentato di eseguire gli asana uno dietro l'altro. Oggi, resto in Dwi Pada Viparita Dandasana o Kapotasana per un tempo maggiore. A questa età comprendo il valore del sutra "Sthira Sukham Asanam" (YS II.46) nella sua completezza. Ora, in ogni asana, vedo la perfetta freschezza e stabilità del corpo, la fermezza della mente e la benevolenza del sé. Cerco di trovare questa stabilità, fermezza e benevolenza prolungando la mia permanenza in Kapotasana o Dwi Pada Viparita Dandasana. A volte dedico 10 minuti ad ogni lato in Parsva Sirsasana. Sono asana complesse. Nessuno pratica asana così difficili a questa età. Nessuno si arrischia a praticare asana che richiedono coraggio. Non è semplice praticare e mantenere un asana mentre muscoli e nervi tremano, con le articolazioni che tendono a cedere, il cuore che batte rapidamente. Non sono il tipo di persona che si mette in Padmasana e dice "sono comodo". Se praticate yoga, vi rendete conto delle difficoltà che comporta l'invecchiamento. Il mio consiglio, quindi, è di essere liberi attraverso lo Yoga, di liberarvi delle afflizioni che l'età porta con sé attraverso lo Yoga. Perciò mantenete e sostenete ciò che avete imparato, continuate a praticare. Ciò richiede non solo forza di volontà, ma anche coraggio e fede. Grazie alla corretta miscela di forza di volontà e coraggio, uniti alla capacità di discriminazione, la pratica yoga genera l'energia di cui le cellule nervose hanno bisogno per mantenere con agio gli asana più impegnativi. A questa età continuo ad imparare. E' la saggezza che viene con il tempo: non ho perso la freschezza dell'intelletto. Quando eseguiamo Parsva Sirsasana, a volte non ci rendiamo conto di dove siano le nostre gambe, o le spalle, o dove sia posizionato il peso del corpo. Per una persona anziana come me, è più difficile avere questo tipo di sensibilità: tuttavia, non l'ho persa del tutto. Ogni tanto rientro nella posizione per recuperare la mia consapevolezza fisica o mentale. Educo le mie cellule a restare dove voglio che stiano. Cerco di trovare "Sthira Sukham Asanam" in questi asana impegnativi. E' più facile farlo quando eseguiamo gli asana più semplici. Pratico con regolarità pranayama e dhyana in Padmasana. Se volete sapere cosa faccio alla mattina presto, sono in sala, a praticare asana, e con lo stesso approccio pratico pranayama, dharana e dhyana. Questa è la mia etica. "Tatah Klesha Karma Nivrittih" (YS, IV.30). Ponendo fine alle azioni guidate dalle afflizioni, notiamo che le afflizioni non ci seguono con l'avanzare dell'età." - BKS Iyengar

 
 
 

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