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MPY - My Personal Yoga Milano

RIFLESSIONI TRA L’”IO MAESTRO” E L’”IO ALLIEVO”


“Maestro, da qualche settimana mi succede di terminare la pratica con un forte senso di stanchezza fisica, e nello stesso tempo, se decido di sospendere la pratica per qualche giorno allo scopo di ascoltare i messaggi del corpo, è la mente che comincia a dare segni di insoddisfazione, irrequietezza e malessere. Corpo e mente non sono più in sintonia. E’ questo un segnale che lo scopo si allontana e forse si sta perdendo: dalla mia pratica non deriva più l’unione ma si alimenta la divisione.”

E il Maestro rispose: “Forse è giunto il momento cambiare qualcosa, magari di attenuare l'intensità della pratica tradizionale, ricercando e coltivando la morbidezza nella forza. Sì, ammorbidire… La pratica Ashtanga non può smettere di essere forte, diretta e focalizzata; essa sarà sempre molto fisica. Ma usa l’intenzione per smettere di spingerti agli estremi, praticando in un modo diverso, ascoltando ciò che il corpo ti sta dicendo. C'è un'intelligenza profonda in tutto ciò che senti, in tutto ciò che vedi, in tutto ciò che sei e devi praticare in modo da scoprire sempre più in profondità questo tuo processo di ricerca. L’Ashtanga Yoga è rigidamente impostato sulle regole. Tu sai che nelle scuole più legate alla tradizione degli insegnamenti di Patthabi Jois i praticanti si attengono ad un protocollo immutato, fatto di gesti, respiri e aggiustamenti delle posizioni. Il passo che devi compiere consiste nel lasciare da parte un po’ di questa ortodossia e sperimentare nella tua pratica momenti più morbidi, più leggeri e più vicini a come ti senti nel momento presente. Dunque, segui questi miei consigli.

Inizia con calma. Prima di metterti in Samastithi, recitare il mantra iniziale ed eseguire i saluti del sole per avviare la tua pratica, siediti rilassato in Svastikasana e respira silenziosamente. Sia che tu stia contando il tuo respiro o semplicemente notando il suo ritmo e il suo flusso, consenti allo spazio mentale di essere percepito e riconosciuto. Cerca, con la consapevolezza del respiro, di incanalare questa sensazione di spazio nella tua pratica. Ti consentirà di valutare quando ti allontani dalla connessione col giusto respiro.

Allarga il tuo ascolto. Vai oltre l'inspirazione/espirazione e concentrati sullo spazio immobile che esiste tra di esse. Una delle pratiche fondamentali dell’Ashtanga Yoga è il respiro ujjayi. Lo usiamo come strumento per legare la nostra consapevolezza al suo suono. Prova però a concentrati anche sugli spazi tra i respiri. Ciò aiuta a nutrire la transizione fisica nello spazio, dove un movimento si fonde con il movimento successivo.

Lasciati andare. Nota quando stai andando troppo in profondità e fermati. Lascia andare, torna un po’ indietro, ascolta il ​​corpo e poi ricomincia. Lascia cadere l'idea di provare ad arrivare da qualche parte quando esegui l’asana. Smetti di forzarti nelle posture e riconosci la tua strada. La pratica Ashtanga Yoga è un processo a lungo termine che non ha fine. La bellezza della pratica è che si prenderà cura di te se la lasci fare. Forzare un corpo in posizione può creare modelli negativi che possono portare a lesioni sia del corpo che della mente. Osservati quando stai forzando, quando c'è tensione, e sappi che questo è un segnale per cambiare qualcosa. Muoviti in modo diverso. Verifica se esiste un’altra via per ottenere e percepire una posizione.

Rallenta. Rallenta la tua pratica. Non c'è davvero fretta. Sai che la serie completa si fa in un’ora e mezza, lo hai fatto tante volte ma non devi dimostrare a nessuno che ne sei capace. Ascolta. Prenditi il ​​tuo tempo. A volte tu perdi la strada della tua pratica muovendoti troppo velocemente: il respiro ed il corpo perdono la loro sincronicità e diventa affannoso respirare. Puoi saltare qualche vinyasa o magari qualche asana. Sai di poterle fare tutte e non hai bisogno di dimostrartelo ogni volta. La prossima volta farai quell’asana e magari ne salti un’altra.

È infine ricorda perché stai praticando Ashtanga Yoga. Ogni tanto lasciati andare all'esperienza della tua pratica mentre ti attraversa. Perché è proprio quello che sta facendo, muovendosi attraverso di te. Alla fine tu non pratichi Ashtanga Yoga, tu diventi Ashtanga Yoga. Fermati nel momento, rendi testimoni il respiro ed il corpo uniti nel movimento, in armonia. Non spingere, non forzare, non danneggiare te stesso, lascia che la pratica si svolga in modo aperto e soprattutto ricorda perché e per cosa stai coltivando la pratica.”

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